Fabio Clarizio, L’inidoneità della vicinitas a configurare da sola l’interesse al ricorso: ricognizione giurisprudenziale e (possibili) scenari futuri, in Urb. e appalti, 3, 2022, pag. 307 e ss..
ABSTRACT: Nell’ambito delle impugnazioni dei titoli edilizi, la vicinitas non costituisce più requisito da solo sufficiente a soddisfare entrambe le condizioni dell’azione, ma accanto alla prova della contiguità territoriale con il terreno oggetto dell’intervento edilizio occorre la prospettazione di un pregiudizio derivante dall’esecuzione dei lavori. La riaffermata autonomia dell’interesse al ricorso rispetto alla legittimazione ad agire ha reintrodotto un “filtro processuale” andatosi perduto in materia edilizia e consistente nella necessità di (quanto meno) allegare la possibilità di ricavare dall’accoglimento del ricorso un’utilità pratica, ulteriore e diversa rispetto al mero ripristino della legalità violata. Un incentivo, questo, a dirimere le controversie tra vicinato in sedi diverse rispetto alle aule giudiziarie, specialmente laddove le ragioni del contrasto risiedano in vizi solamente formali del titolo edilizio in contestazione, che non sono suscettibili di provocare un deprezzamento dell’immobile confinante ovvero un pregiudizio all’ambiente o alla salute. Tuttavia, l’esigenza sempre più attuale ed avvertita di protezione del paesaggio e dell’ambiente costituisce terreno fertile per una futura rimeditazione e conseguente allargamento delle maglie per un più facile accesso alla tutela giurisdizionale, nell’ottica di salvaguardare non tanto l’interesse del singolo, ma quello collettivo, diffuso o “di zona” ad uno sviluppo ordinato del territorio e alla salubrità dell’ambiente.