Stanislao De Matteis, Il sindacato della Cassazione sulle clausole generali, tra fatto e diritto, in Giustizia civile, 2, 2022, pag. 256 e ss.
Abstract: Da tempo sembra che la Cassazione abbia superato l’orientamento in base al quale riteneva che i giudizi formulati in applicazione di una clausola generale, dovendo fare necessariamente riferimento – per l’assenza nella norma della componente fattuale – agli elementi della fattispecie concreta, fossero da assimilare ai giudizi di fatto e come tali sindacabili da parte del giudice di legittimità solo in ipotesi di omessa, insufficiente o contraddittoria ex art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c. Nonostante la dichiarata adesione al “nuovo” corso, in base al quale si ritiene che l’applicazione di una norma elastica introduca una quaestio iuris, come tale sindacabile ai sensi del n. 3 dell’art. 360 c.p.c., sembra che la Cassazione non resista alla tentazione di scivolare sul piano del giudizio di fatto e del controllo ex art. 360, n. 5, c.p.c. Con questa premessa, l’Autore svolge una riflessione sul sindacato della Cassazione sul giudizio applicativo delle clausole generali tra fatto e diritto, osservando che la Suprema corte adotta un modello di decisione molto più vicino a quello del giudice di merito, che non a quello del giudice di legittimità corrispondente alla concezione “pura” della Cassazione.
SOMMARIO: 1. Presentazione del problema. 2. La Cassazione e le clausole generali. 3. L’impossibile controllo della motivazione. 4. Il fatto e la Corte di cassazione. 5. Per la chiarezza delle idee. 6. Rilevanza giuridica degli standard valutativi e l’omesso esame di uno standard nel prisma dell’art. 360, comma 1, n. 3, c.p.c. 7. Il giudizio di valore come giudizio di diritto. 8. La violazione e falsa applicazione di norme di diritto. 9. La rilevanza del fatto nelle clausole generali e il residuo sindacato della “motivazione”.